Da: La Stampa
Gli antichi suoni dell’Arizona, i ritmi dell’Africa tribale, le cornamuse della Scozia: torna a Stresa lo «Spirito del pianeta». Un «giro del mondo» in tre concerti, al Palazzo dei congressi, per il festival etnico organizzato dalla cooperativa «Il sogno diverso» di Trecate. Ad aprire le danze, questa sera, sarà il gruppo degli Hopi dell’Arizona, nel sud-ovest degli Usa, una popolazione nativa del territorio della grande nazione Navajo che continua a vivere rispettando il rapporto con le proprie origini e le proprie tradizioni. Gli Hopi mantengono rigidamente separate le cerimonie religiose, a cui non può assistere chi non fa parte del popolo, e le danze tradizionali, che propongono accompagnandosi con percussioni.
Domani invece toccherà agli Ndebele (o Amandebele), degli Ngoni dell’Africa meridionale, una delle due etnie principali dello Zimbabwe che hanno continuato a coltivare le tradizioni grazie al forte senso di identità sociale e del valore dei legami di parentela. Si esibiranno indossando, come i guerrieri in occasione delle feste, vestiti ornati di piume, pelli di animali e gioielli, come collane e bracciali di vetro e metallo. Il festival si chiuderà martedì con i Saor Patrol, che tornano a Stresa per la seconda volta con cornamuse e tamburi per far respirare al pubblico l’atmosfera della Scozia. In gaelico il loro nome significa «la pattuglia della libertà», perché gli artisti hanno uno scopo che va ben al di là della musica: da dieci anni infatti portano avanti il progetto di realizzare un villaggio celtico nella zona di Edinburgo, per poter trasmettere ai giovani la conoscenza e l’amore per il passato.
Il festival, che nelle scorse serate ha fatto tappa anche a Omegna, ogni anno coinvolge gruppi provenienti da cinque continenti per favorire la conoscenza interculturale tra i popoli. Viene ospitato da Comuni, enti pubblici, associazioni e scuole, con ritmi, tradizioni, colori e suoni diversi tra loro, ma accomunati dal rispetto e dalla volontà di costruire la pace e la convivenza tra i popoli. L’inizio delle serate sarà alle 21, con ingresso libero. (Maria Elisa Gualandris)
Domani invece toccherà agli Ndebele (o Amandebele), degli Ngoni dell’Africa meridionale, una delle due etnie principali dello Zimbabwe che hanno continuato a coltivare le tradizioni grazie al forte senso di identità sociale e del valore dei legami di parentela. Si esibiranno indossando, come i guerrieri in occasione delle feste, vestiti ornati di piume, pelli di animali e gioielli, come collane e bracciali di vetro e metallo. Il festival si chiuderà martedì con i Saor Patrol, che tornano a Stresa per la seconda volta con cornamuse e tamburi per far respirare al pubblico l’atmosfera della Scozia. In gaelico il loro nome significa «la pattuglia della libertà», perché gli artisti hanno uno scopo che va ben al di là della musica: da dieci anni infatti portano avanti il progetto di realizzare un villaggio celtico nella zona di Edinburgo, per poter trasmettere ai giovani la conoscenza e l’amore per il passato.
Il festival, che nelle scorse serate ha fatto tappa anche a Omegna, ogni anno coinvolge gruppi provenienti da cinque continenti per favorire la conoscenza interculturale tra i popoli. Viene ospitato da Comuni, enti pubblici, associazioni e scuole, con ritmi, tradizioni, colori e suoni diversi tra loro, ma accomunati dal rispetto e dalla volontà di costruire la pace e la convivenza tra i popoli. L’inizio delle serate sarà alle 21, con ingresso libero. (Maria Elisa Gualandris)
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