«Sono i nonni i nostri eroi». Gli alunni delle classi quinte delle elementari «Kennedy» l’hanno detto convinti dal palco del civico teatro Galletti. E dalle loro testimonianza, raccolte a scuola e presentate in pubblico ieri mattina, hanno capito quanto fosse dura la vita nell’Ossola duranti gli anni della seconda guerra mondiale e anche quant’è costato riconquistare la libertà e costruire la democrazia. «La storia dai nonni ai nipoti» è stata appunto la formula scelta dalla Città di Domodossola, con l’Anpi e la Casa della Resistenza per celebrare il 65° anniversario della Repubblica partigiana dell’Ossola, confermando una scelta innovativa già sperimentata con successo l’anno scorso. dai racconti degli alunni, che hanno anche cantato in coro «Fischia il vento» e «Belle Ciao», sono emersi i nomi di Renato Grossi, Giuseppe Maglio e Anna Maria Tamburini, ragazzi ex rifugiati in Svizzera e del partigiano Giovanni Zaretti, con testimonianze dirette dei quei giorni. La manifestazione al teatro Galletti ha chiuso la cerimonia ufficiale, aperta con gli onori al Monumento alla Resistenza in piazza Matteotti e al gonfalone della Città decorato con la medaglia d’oro e dal corteo per le vie cittadine. Accolti dal sindaco Marinello assieme ai consiglieri regionali Barassi, Reschigna e Travaglini, ai sindaci e altre autorità civili e militari sono intervenuti il presidente della Provincia Massimo Nobili e il nuovo prefetto Giorgio Zanzi.
La Repubblica dell'Ossola fu una delle numerose repubbliche partigiane sorte nel Nord Italia.
Questa repubblica esistette dal 9 settembre al 22 ottobre 1944. I partigiani del CLN, l'8 settembre 1944 attaccarono le truppe fasciste di stanza a Domodossola, sconfiggendole e proclamando la repubblica.
A differenza di altre Repubbliche partigiane la Repubblica dell'Ossola fu in grado, in poco più di un mese di vita, di affrontare non solo le contingenze imposte dallo stato di guerra, ma anche di darsi un'organizzazione articolata: vennero assunti funzionari (commissari) per l'amministrazione civile con il potere di assumere impiegati, venne vietata l'esportazione di valuta, venne rinnovata la toponomastica della valle.
Tutte le leggi e i corpi militari fascisti vennero sciolti in soli 2 giorni. Salò reagì tagliando i rifornimenti all'intera valle, ma, dopo alcune incertezze, la piccola repubblica ottenne l'appoggio della Svizzera.
Il 10 ottobre i fascisti attaccarono con 14.000 uomini e, dopo aspri scontri, il 23 ottobre riconquistarono tutto il territorio. La gran parte della popolazione abbandonò la Val d'Ossola per rifugiarsi in Svizzera lasciando il territorio pressoché deserto impedendo di fatto le forti rappresaglie che furono minacciate dai fascisti e dal capo della provincia in particolare. A tal proposito proprio il capo della provincia Enrico Vezzalini scrisse il famoso comunicato a Mussolini che recitava: "Abbiamo riconquistato l'Ossola, dobbiamo riconquistare gli Ossolani".
La storia della Repubblica dell'Ossola è stata narrata nello sceneggiato di Leandro Castellani Quaranta giorni di libertà e dal libro di Giorgio Bocca Una repubblica partigiana (1964).(Wikipedia)
La Repubblica dell'Ossola fu una delle numerose repubbliche partigiane sorte nel Nord Italia.
Questa repubblica esistette dal 9 settembre al 22 ottobre 1944. I partigiani del CLN, l'8 settembre 1944 attaccarono le truppe fasciste di stanza a Domodossola, sconfiggendole e proclamando la repubblica.
A differenza di altre Repubbliche partigiane la Repubblica dell'Ossola fu in grado, in poco più di un mese di vita, di affrontare non solo le contingenze imposte dallo stato di guerra, ma anche di darsi un'organizzazione articolata: vennero assunti funzionari (commissari) per l'amministrazione civile con il potere di assumere impiegati, venne vietata l'esportazione di valuta, venne rinnovata la toponomastica della valle.
Tutte le leggi e i corpi militari fascisti vennero sciolti in soli 2 giorni. Salò reagì tagliando i rifornimenti all'intera valle, ma, dopo alcune incertezze, la piccola repubblica ottenne l'appoggio della Svizzera.
Il 10 ottobre i fascisti attaccarono con 14.000 uomini e, dopo aspri scontri, il 23 ottobre riconquistarono tutto il territorio. La gran parte della popolazione abbandonò la Val d'Ossola per rifugiarsi in Svizzera lasciando il territorio pressoché deserto impedendo di fatto le forti rappresaglie che furono minacciate dai fascisti e dal capo della provincia in particolare. A tal proposito proprio il capo della provincia Enrico Vezzalini scrisse il famoso comunicato a Mussolini che recitava: "Abbiamo riconquistato l'Ossola, dobbiamo riconquistare gli Ossolani".
La storia della Repubblica dell'Ossola è stata narrata nello sceneggiato di Leandro Castellani Quaranta giorni di libertà e dal libro di Giorgio Bocca Una repubblica partigiana (1964).(Wikipedia)
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