Mozart si rivolterebbe nella tomba ma non dal dispiacere, bensì dall'energia che i Los Chitarones scatenano ogni volta che suonano! E' proprio questo il segreto di questi tre personaggi; il piacere nella musica e nel fare musica, questa allegria contagiosa che fa si che inizi a muoverti anche se sei defunto due settimane prima. Li vedi e pensi: ma questi chi sono? A tutto assomigliano tranne che a musicisti; non hanno i frack dei concertisti, le giacche di pelle con le frange dei rocker o le magliette attillate delle boy band. Infatti:
uno (Gigio Fasoli) assomiglia ad uno chef prussiano appena uscito dalle reali cucine con in mano l'ultimo manicaretto della principessa Sissi; l'altro (Gigi Patellaro) sembra l'omino dell'esattoria, che ti citofona a casa con una bolletta del 98 da pagare con l'espressione di chi ti dice : non è colpa mia e Graziano, il prototipo di uno che hanno dimenticato su una panchina di Woodstock ed è la che pensa: tanto adesso arrivano! Questi sono i Los Chitarones, un'idea, un gioco, un modo scherzoso di suonare insieme. Senza tabù, senza l'ipocrisia delle basi musicali, solo per il gusto di divertirsi e divertire. Ed è proprio questo che traspare; ci sono musicisti che ti prendono la testa, altri il cuore. Loro prendono la pancia, perchè è da lì che nasce il fuoco che queste 3 chitarre di legno un po flamenco un pò bossanova un pò quello che viene, riescono a generare. E questo fuoco si spande per tutto il corpo riscaldando contagiando entusiasmando, tutti quelli che li ascoltano. Entrando nello specifico è difficile descrivere i Los Chitarones. Una formazione unica nel suo genere che rievocano Lucio Battisti, Django Reinhardt, Mozart e molti altri con uno stile unico, vibrante, intestinale, magico, condito con quella giusta dose di follia di chi non si prende mai troppo sul serio ma sà quale mondo sta per uscire dai buchi di quelle chitarre , (sarà per quello che i buchi li tappano?)
(Alexia Niro)
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